Sono arrivato a Nam Tok domenica 18 Gennaio di questo 2015.
Mi hanno presentato la famiglia birmana che mi avrebbe ospitato durante il mio mese di volontariato e che mi ha accolto con grandi sorrisi. Loro sono papà, mamma e due bambine che frequentano la scuola. La famiglia prima, e la comunità nelle ore successive, che vivono entrambe nei dintorni della scuola, mi sono piaciuti un sacco e mi sono sentito subito come a casa.
Sono arrivato con il cuore gonfio di eccitazione, di umiltà e di voglia di imparare, voglia di rendermi utile.
La mia avventura di volontario cominciava il giorno dopo, lunedì, in cui avrei incominciato a insegnare.
E’ stata la mia prima esperienza di insegnante nel volontariato (e di sicuro ce ne saranno altre in futuro) ed è stata fantastica.
Il primo giorno di scuola ero impacciato ed imbarazzato, non sapevo bene come tenere la classe.
L’insegnante che ho affiancato era molto bravo e mi ha stimolato a prendere l’iniziativa coinvolgendomi e dandomi degli spunti su cui fare una lezione.
La cosa che mi è piaciuta dal primo giorno è stata che gli insegnanti, anche se hanno un ruolo importantissimo e gli si porta un grande rispetto (in generale, ma specialmente in Asia) erano quasi tutti giovanissimi e mi hanno messo a mio agio in una maniera meravigliosa. Avevano un grande rispetto per me (e io per loro) e trasmettevano un grande senso di comunità a vederli interagire tra di loro, con noi volontari e con gli studenti.
Ho affiancato l’insegnante di computer e ho cominciato a provare ad insegnare Inglese.
Dal secondo giorno era già cambiato tutto per me, rispetto all’imbarazzo del primo.
Grazie a quell’atmosfera ideale ho cominciato a insegnare tutto quello che potevo attraverso poi anche altre materie quali la geografia, la storia, la matematica e i giochi cercando di coinvolgere gli studenti il più possibile e molte volte anche gli insegnanti.
I bambini/studenti di Nam Tok sono fantastici. E’stato incredibile per me vedere, venendo dall’occidente dove gli studenti sono spesso annoiati e poco interessati ma obbligati per legge a frequentare la scuola, questi bambini così felici di studiare, interessati, attenti, rispettosi degli insegnanti. E poi vederli a fine giornata riordinare i banchi, sistemare le classi, fare pulizia tutti assieme, condividere il cibo. La mia attività preferita al di fuori dagli orari di lezione era sedermi in un angolo e osservarli giocare, correre, aiutarsi, prendersi in giro. Osservare quanti giochi nuovi e vecchi si erano inventati con poco o niente a disposizione e farlo sempre assieme senza litigare, senza bisogno degli adulti.
Le settimane si sono rincorse veloci ed un mese è passato in un baleno. Nel periodo passato a Nam Tok tutti dal preside, agli insegnanti, gli studenti mi hanno fatto sentire parte della loro comunità e quello per me è stata la cosa più incredibile che porterò dentro per sempre. I nostri mondi e le nostre culture così diverse così distanti eppure farmi sentire parte della loro grande famiglia che è Nam Tok.
Mi hanno coinvolto nei giochi, portato a due matrimoni nel villaggio, offerto cibo in ogni occasione possibile, aiutato quando avevo bisogno e fatto sempre sentire un ospite speciale e spesso uno di loro.
Mi hanno mostrato tutte quello che nella vita c’e di meraviglioso, seppur con tutte le difficoltà che ci sono nella loro quotidianità di rifugiati che provengono da un altro paese e hanno ben pochi diritti.
Erano tanti anni che volevo fare un esperienza di questo tipo, dove poter trasmettere della conoscenza, condividere esperienze di vita diverse, visioni, idee, speranze e mai avrei immaginato che sarebbe stato così bello.
Durante gli ultimi giorni, sapendo che oramai mancava poco alla partenza, mi sono preso sempre più dei momenti per osservare, ascoltare, sentire tutte le emozioni, fatte spesso di piccoli gesti, che Nam Tok mi ha dato in ogni giorno, per poter conservare meglio dei ricordi che porterò con me di questo stupendo mese passato alla scuola.
Il primo giorno dopo la fine del mese di volontariato mi mancavano già, hanno lasciato un bel buco dentro di me quei bambini e quegli insegnanti, mi hanno dato tutto senza voler niente in cambio.
Riccardo